"Maria, per gli amici Mery" – 1° premio
di Francesco Michele Laterza
"Un racconto semplice, lineare, che si sviluppa in modo naturale permettendo la conoscenza graduale da parte dello spettatore della sua protagonista, la cui storia, interiore ed esteriore, compie il suo arco di trasformazione.
Un soggetto che prelude a una sceneggiatura “classica”, nell’accezione migliore che questo termine può assumere: ben costruito, ben dosato, ben scritto. Ambiente e personaggi si fondono in un unico antagonista che costringe, opprime, violenta la protagonista, quasi senza che lei si renda conto di quest’azione stillicida. Finché il dolore, così a lungo sofferto e affogato in piaceri di gola, lascia il posto a una consapevolezza nuova, motrice di un nuovo cambiamento.
Un tema originale, l’obesità in età adulta, mai davvero indagato e messo al centro di un racconto filmico. Spesso solo utilizzato per delineare delle ‘macchiette’ comiche così frequenti nel cinema di genere, italiano e non: la cicciona che mangia vorace, la zia con la parmigiana in spiaggia, l’abbuffata alla grigliata sotto il sole estivo. Elementi onnipresenti nella cultura e nel cinema italiano, perché rispondenti a una realtà che esiste, che riconosciamo, ma che cela un disagio che nessuno ha interesse a cogliere. Ma questo soggetto fa sì che il ‘cliché’ si svuoti del suo valore iconico e riveli la sua essenza problematica, senza doverlo urlare o estremizzare, solo soffermando lo sguardo per un tempo più lungo di quello di una risata.
Un testo che Nerina avrebbe apprezzato molto, per i temi che tratta, per il modo in cui è costruito e scritto, e perché non si arrende di fronte alle domande che sorgono spontanee dal testo stesso, ma le affronta e le risolve drammatizzandole, con coerenza, intelligenza e sensibilità. Negli anni 2000, Nerina era rimasta colpita da uno spettacolo teatrale, "Il giorno di Evelina" di Andrea Narsi, in cui l’attrice Cecilia Vecchio metteva a nudo il suo rapporto tra il proprio corpo obeso e le pulsioni verso il cibo, in un dialogo immaginario tra la protagonista e il suo frigorifero. All’uscita dalla sala, aspettò l’attrice e l’autore e propose loro di promuovere lo spettacolo portandolo nelle scuole superiori del milanese, perché “era necessario che fosse visto"”.
Speriamo, dunque, e ci auguriamo, che questo soggetto si trasformi presto in una sceneggiatura, e poi in un film che sarà altrettanto necessario vedere, anche grazie a questo primo premio che con piacere attribuiamo alla sua autrice".
"Figli Sospesi" – 2° premio
di Alberto Sparapan
"Partire dalle proprie esperienze di vita è sempre un buon punto di inizio per raccontare una storia. La conoscenza diretta di emozioni, sofferenze, desideri e paure di altri essere umani ci porta inevitabilmente a porci delle domande, stimola la nostra curiosità e ci spinge ad approfondire la conoscenza stessa. E così si supera la riluttante tendenza ad allontanarsi dalle fragilità altrui per non rimanerne coinvolti.
Questo è quello che l’autore di questo documentario lascia intendere gli sia accaduto. Dall’incontro casuale con una badante dell’Est Europa - casuale non perché non si conoscessero già, ma perché una circostanza fortuita ha risvegliato l’attenzione dell’autore – nascono delle domande alle quali cerca di dare risposta, parlando con altre immigrate, ascoltando le loro storie, le loro vite. Ma anche con esperti antropologi che studiano il fenomeno dell’immigrazione dell’Est, un movimento tutto femminile con caratteristiche storiche, sociali e culturali ben definite, simili ma completamente differenti da altri fenomeni di immigrazione del secolo scorso.
"Figli Sospesi" è un bellissimo titolo per un documentario: un titolo è bellissimo quando nella sua sintesi racconta perfettamente il tema che si tratta, l’idea che regge tutto il racconto. I figli sono l’oggetto dei pensieri delle madri e il soggetto che provoca le loro sofferenze; sono il motivo per cui, con speranza e timore, sono partite dal loro paese, ma sono allo stesso tempo il motivo per cui vorrebbero subito tornare, con altre speranze e altri timori. E su questa contraddizione si instaura una dimensione sospesa, come se la distanza spaziale creasse una cesura temporale, in attesa del prossimo ritorno o della prossima ripartenza.
Altri temi si affacciano nei racconti delle donne: i rapporti con i mariti, con le violenze domestiche, con le famiglie di origine, con le famiglie che le ospitano. Un universo alternativo che lambisce le nostre vite e sul quale crediamo valga la pena puntare una telecamera. E il modo in cui l’autore ha pensato di condurre il racconto, sia come tecnica di ripresa che come montaggio, ci sembra rispecchi e valorizzi il tema che ha scelto di affrontare.
Nel 2011 Nerina, Stefano Villani e Antonio De Luca hanno scritto un documentario sulla violenza domestica, "Una su 3". Hanno intervistato tante donne, parlato con rappresentanti di polizia, magistratura, servizi sociali, istituzioni carcerarie, psicologi e associazioni. La ricerca è stata fondamentale per trattare con consapevolezza e sensibilità un tema difficile, senza indulgere in pietismi o in prese di posizione pregiudizievoli, ma restituendo la verità del racconto. Questo documentario è stato poi realizzato con la regia di Claudio Bozzattello e prodotto dalla casa di produzione Minnie Ferrara & Associati, ed è stato proiettato in scuole, eventi tematici, festival e su piattaforme televisive. Il risultato e l’interesse, sorto in loro e nel pubblico, aveva portato gli autori a pensare a un secondo documentario, incentrato sui figli che vivono in un ambiente familiare in cui la violenza è all’ordine del giorno, purtroppo mai realizzato. Per questo siamo certi che Nerina avrebbe approvato la scelta di questa giuria. E siamo contenti di poter assegnare il secondo premio all’autore di "Figli Sospesi", perché sia di impulso a continuare nella sua ricerca e nello sviluppo del suo soggetto".
Menzioni della Giuria
Tra i tanti progetti sottoposti, la giuria ha piacere di menzionare, per la qualità del testo e come incoraggiamento ai loro autori a continuare con il lavoro di sviluppo e scrittura, i soggetti:
- Angelo di Martina Arrigoni e Chiunque diventerai di Martina Peruzza - per la sensibilità con cui hanno saputo trattare un tema complesso come la gravidanza e la maternità
- L'Odissea politica di Sofia Greco di Ivano Motta e Valchiria di Leonardo Piccinni, per aver trattato il tema del lavoro femminile in ambiti tradizionalmente riservati al sesso maschile
- Sindrome Italia di Marta Pelo, per la scelta del tema e l'accuratezza delle ricerche svolte nel raccontare una storia di immigrazione femminile
- Anastasia di Francesco Vittor, per la scrittura visiva di grande impatto
- Fires in the Station di Kristian Picerno, per l'originalità e il coraggio di aver scelto un tema difficile come la vita di una donna senza dimora