Dopo la selezione Fuori Concorso all’81. Mostra d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, il film conquista un nuovo riconoscimento con la seguente motivazione:
"D'Anolfi e Parenti tornano con un film monumentale in tre capitoli, che racconta come sempre luoghi di produzione e persone al lavoro: filmando gesti, parole e movimenti i registi invitano lo spettatore a riflettere sulla sua posizione nel mondo e a rivalutare il punto di vista da cui ha sempre visto le cose. Un'opera enciclopedica e immersiva, un film-saggio che ha il coraggio di costruire un discorso filosofico e politico argomentando con la realtà. Un film oltre l'uomo e su come l'uomo guarda. Un film cruciale".
Bestiari, Erbari, Lapidari
Bestiari, Erbari, Lapidari - opera in tre atti (I atto 73’ + II atto 73’ + III atto 62’ per un totale di 208 min.) è prodotto da Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, David Fonjallaz e Louis Mataré.
Massimo D’Anolfi e Martina Parenti oltre che della produzione e della regia si occupano della fotografia, delle riprese, del suono, del montaggio dei loro progetti. Le musiche originali sono di Massimo Mariani.
Bestiari, Erbari, Lapidari è un documentario “enciclopedia”, diviso in tre atti ognuno dei quali tratta un singolo soggetto: gli animali, le piante, le pietre. Un omaggio a quegli “sconosciuti” e per certi versi alieni mondi, fatti di animali, vegetali e minerali, che troppo spesso diamo per scontato, ma con cui dovremmo essere in costante dialogo dal momento che costituiscono la parte essenziale della nostra esistenza sul pianeta Terra. Strettamente connessi tra loro, gli atti del film disegnano uno sviluppo drammaturgico unico, attraverso tre diversi dispositivi di messa in scena. Ogni atto è infatti un omaggio a uno specifico genere del cinema documentario.
Bestiari è un found-footage su come e perché il cinema ha ossessivamente rappresentato gli animali; Erbari un documentario poetico d’osservazione all’interno dell’Orto Botanico di Padova; Lapidari, infine, un film industriale sulla trasformazione della pietra in memoria collettiva.