Civicamente John Vignola

John Vignola ci consiglia

Quattro suggerimenti dal giornalista, critico musicale e conduttore radiofonico; attualmente conduce Music Club, in onda da lunedì a venerdì, dalle ore 15, su Radio 1

The Last Waltz

The Last Waltz (L'ultimo valzer)

Martin Scorsese, 1978

L'ultimo valzer di una gloriosa band a prevalenza canadese (The Band, appunto), che nei suoi anni migliori ha suonato in cantina con Bob Dylan e ha scritto canzoni che ridefiniscono il suono della frontiera statunitense. Anche Scorsese ridefinisce il senso di un documentario musicale, o meglio ancora di un film concerto, quello con cui The Band saluta i suoi fan, suona con tanti altri musicisti (Dylan, Mitchell, Young, Clapton, Muddy Waters...) e ricorda un percorso di mitologia musicale e visiva recente, con un taglio meravigliosamente complice con lo spettatore.

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Pink Floyd The Wall

Pink Floyd The Wall

Alan Parker, 1982

Molto criticato alla sua uscita, anche, e soprattutto, dai fan più ortodossi dei Pink Floyd, il film di Parker mette in immagini l'ultimo grande album narrativo della storia del rock, The Wall, dei Pink Floyd unendo i disegni di Gerald Scarfe al volto del protagonista (un Bob Gedolf non ancora noto per il Live Aid a venire) in un crescendo di claustrofobia e morte (dell'anima). Potente, nonostante le accuse di kitscherie, e mica tanto invecchiato.

Stopmakingsense

Stop Making Sense

Jonathan Demme, 1984

Secondo molti il migliore film che il rock sia riuscito a immaginare. Un concerto dei Talking Heads che diventa un viaggio nei generi, una vera e propria messinscena filmica e teatrale esplosiva. Una pellicola con cui fare i conti, magari per andare da un'altra parte, anche oggi.

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Chet Baker In A Capture From Bruce Webers 22Lets Get Lost22 1988

Let's Get Lost (Perdiamoci)

Bruce Weber, 1987

Perdiamoci nella musica di Chet Baker, ma soprattutto nelle storie che racconta e nel suo volto, incredibile carta geografica del male e del bene del jazz. Un ritratto con un bianco e nero abbacinante, documentario che ribalta le cortesie di Round Midnight (Tavernier) e si avvicina alla sofferenza e alla bellezza assoluta di una musica portata avanti da un uomo sfinito da se stesso.

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